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sabato 6 novembre 2010

Disordine è natura. Fare ordine, un miracolo.

Può sembrare strano, ma è così. La natura tende al disordine. E in maniera perlopiù irreversibile. Con il passare del tempo, le situazioni di caos continuano ad aumentare, prospettando un futuro a dir poco confusionario. E il tutto in parallelo ad un'espansione costante dell'universo, dove ogni cosa si allontana progressivamente dall'altra. La cosa davvero affascinante (o inquietante, per gli amanti dell'armonia e del rigore), però, è il fatto che l'atto stesso di mettere in ordine in un determinato luogo, atto che comporta l'intervento di un lavoro esterno (il nostro) e che agisce in maniera contraria al secondo principio della termodinamica, genera un aumento immediatamente conseguente di disordine in un qualunque altro punto dell'universo, sia pur esso anni luce lontano da noi. L'ordine che facciamo è dunque fittizio, un'illusione. Questo significa che non c'è nessuna probabilità che avvenga spontaneamente il contrario, e cioè che la natura decida a un certo punto di mettere un po' a posto? Nessuna no, ma certamente pochissime. Un numero infinitamente piccolo, tuttavia, non vuol dire uno zero. Quindi si può verificare nell'arco di tempi estremamente lunghi, di cui quindi l'essere umano nella sua breve vita non può fare esperienza diretta, che ci sia anche un solo piccolo istante in cui queste minime probabilità si concretizzano e in cui, ai più fortunati che hanno occasione di imbattersi in un simile evento, capita di osservare un piatto ricomporsi dai suoi cocci infranti al suolo. O una certa quantità d'acqua trasformarsi in vino. Qualcosa di inspiegabile, dunque, e apparentemente assurdo. Quello che gli uomini, per questi motivi, hanno definito "miracolo". Eppure, se noi vivessimo millenni, non avremmo forse bisogno di santi, né di invenzioni, né di divinità. Tutto quello che ora ci pare miracoloso sarebbe soltanto una bella rarità.

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