domenica 7 novembre 2010
Pietre sospese e sogni di nuvole
Non ho mai creduto nelle fiabe. Ma ho sempre desiderato farlo. Lo stupore è qualcosa che nella nostra società, nel nostro mondo nostro malgrado ci sfugge. Abbiamo l'illusione di avere sempre una risposta che, anche se non conosciamo, possiamo in un modo o nell'altro trovare. La scienza è una forma di precaria sicurezza e la vita una certezza che ci toglie persino la speranza. Ogni mattino è come una ripetizione stanca di un ritornello infranto che ha perso tutte le sue parole. Un po' come la pioggia, con il suo suono sterminato che riempie di silenzi malinconici la terra. Forse ci manca la metafora, il sogno, quella dimensione di assurda fantasia che ci strappi da un presente troppo palesato e congelato nella sua chiarezza ed esemplificazione. Perché in fondo l'illusione è una speranza e la speranza è l'attesa di una sorpresa desiderata e al tempo stesso improvvisa che ci fa sopravvivere. L'uomo ha bisogno di sognare e l'immaginazione è il mezzo per raggiungere il sogno, per imparare a vedere nella nuvola non il preludio contratto di un fulmine e di un tuono e nemmeno il volto di un grande dio nascosto pronto a punire e perdonare, piuttosto qualcosa di magico e diverso, talmente inaspettato da farci sussultare e sgomentare. Un masso enorme e sospeso tra il cielo e l'invenzione, un po' come nei quadri di Magritte densi di una poesia senza fisica o altra regola, soltanto intrisa fino all'osso di immensa sensazione. Un mare che è solo un abisso sconfinato senza fondo. Perché, per dirla con le parole di Einstein, L'immaginazione è più importante della conoscenza: la conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo.
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