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sabato 15 gennaio 2011

"La Versione di Barney", dagli scaffali al cinema.

Tutti hanno un libro nel cuore. O, più che un libro, un personaggio. Tutti hanno il proprio eroe, che non necessariamente deve essere vincente. Basta che sia umano. E capace di soffrire, di essere solo, di amare e di sorridere. Barney, alla luce di ciò, è un eroe in piena regola. Ironico, impulsivo, dolcemente e rumorosamente sbandato, capace di amare alla follia e incapace di arrendersi alla realtà e persino a se stesso. Le parole di Mordecai Richler, tenacemente sarcastiche e commoventi a tratti, emozionanti e mai eccessivamente tragiche, ne tracciano un ritratto efficace e icastico, di fronte al quale è impossibile rimanere indifferenti, parole che ci regalano non solo un personaggio, ma anche un amico, un compagno di viaggio. Il film, contrariamente alle aspettative dei lettori più scettici, che alla notizia della sua uscita nelle sale quasi si sono spaventati all'idea di imbattersi un Barney diverso da quello che si erano immaginati e che avevano conosciuto, ricostruisce con successo la psicologia del protagonista e della sua vicenda. Indubbiamente la feroce e brillante satira che regna sovrana tra le righe del romanzo ne esce, nella resa cinematografica, decisamente sminuita e smussata, tuttavia la tensione emotiva di fondo e la personalità di Barney emergono, pur mantenendo il distacco disincantato che è anche del libro, in tutta la loro ricchezza. C'è tutto. Il vizio dell'alcol e dei sigari, la vita sregolata e mai scontata, i matrimoni falliti e rovinati, droga, sesso, morte, ma anche amore, la tenacia del sentimento, l'irrazionalità totalizzante e l'aggressività dell'emozione. E per tutto una legge sola: " A pensieri grandi devono corrispondere azioni altrettanto grandi". E' la più radicale alternativa alla ragione. Perché nel mondo di Barney non c'è equilibrio, soltanto sensazione.

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