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mercoledì 9 giugno 2010

Per chi ha fatto amare il diavolo


Dante, Tasso, Milton, Goethe. Non c'è nulla da fare, il signore del male e il suo regno delle tenebre hanno affascinato gli scrittori e i lettori di tutte le epoche e di tutte le culture, al di là di ogni forma di morale o di credenza religiosa. Anzi, la figura del diavolo ha alterato in maniera irreversibile l'idea stessa di etica, dando per la prima volta voce, e non senza una certa autorevolezza, all'orgoglio del peccato e all'onore dell'immoralità che, al contrario dell'amoralità, ha in sè comunque i tratti di una presa di posizione. E non ci si deve dimenticare che il fatto stesso di schierarsi, anche se nelle file del malvagio, venne preferito da Dante a chi invece si crogiola in un'inerzia senza dignità ed ideali.
Il diavolo nelle varie opere ha cambiato volto, da mostro tumido di bestialità e informe è diventato portento misteriosamente macabro, da esiliato profugo e ribelle, fiero sovrano di un popolo sconfitto. E ne è stata celebrata la spiritualità contorta e invereconda, la violenza grottesca e irsuta, l'astuzia volubile e ingannevole e un'onniscienza diabolica che comprò l'anima di un Faust e la fece sua serva. Ma nessuno ha mai parlato d'amore. Di un diavolo innamorato, non si è mai letto. Ma il fatto che non se ne sia letto, non significa che non se ne sia scritto.
Si chiamò Michail Lermontov. "Il demone" fu la sua opera. Nacque in Russia. Lo uccise il suo romanticismo.
Questo il suo epitaffio. Questa la sua pietra tombale. E il suo diavolo scopre l'amore, ama e il suo amare lo sconfigge, ma in lui resta viva la violenza, che lo ingabbia, nelle vesti di passione lo conduce alla conquista, ma poi lo inganna e lo fa crollare. Per la prima volta il diavolo è l'uomo, la passione è un nuovo male, un nuovo nemico, una forza oscura che asseconda la ragione e poi l'affonda. E il tutto calato nell'icasticità della poesia e nella malinconia vibrante del poeta.

Per leggere un estratto del poema, guardate questo filmato:



lunedì 7 giugno 2010

Morirai: è già scritto.


Come ci si dovrebbe sentire scoprendo di avere il potere di decidere della morte di una persona, di sceglierne l'ora, il giorno e le modalità? E di poterlo fare senza alcun limite di sorta, ma con la macabra consapevolezza di quanto la propria azione sia ineluttabile? Con la certezza, insomma, di non poter tornare indietro? Esattamente come Light Yagami, uno studente annoiato del vivere e dell'ordinarietà della vita stessa, che si trova in possesso di un quaderno nero di cui non sa nulla se non che è intitolato "Death Note" e che ha in sé l'inesorabilità del destino...




Vediamo col cervello, non con gli occhi!

Vedere non significa soltanto recepire informazioni dall'esterno, ma anche interpretarle. Anzi, soprattutto interpretare. Ed è qui che entra in gioco il nostro cervello. Quando sogniamo vediamo cose che in effetti non ci sono, ma che a noi sembrano essere. Perché non sono i nostri occhi a guardare, ma la nostra mente. Ed ecco che si spiegano anche le allucinazioni. Il caro vecchio occhio ha perso tutte le sue prerogative? O ha confermato quella definizione un po' abusata di "specchio dell'anima?" A dare la risposta sarà Oliver Sacks, noto neurologo e abile divulgatore della scienza, che, analizzando con lucida dolcezza le vicende di alcuni suoi pazienti, traccerà la magia del cervello umano, e il suo sogno e la sua immaginazione, con la chiarezza dello scienziato e l'onirica delicatezza del poeta.

domenica 6 giugno 2010

Perchè questo blog?


" Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. ma c'è un momento, un punto, in cui anch'egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia".

Questo è Renè Magritte. Un pittore che trascese la realtà e anche l'immaginazione, per fondere entrambe le cose in un binomio travolgente che fu chiamato, per tentare di circoscriverlo e di farlo più umano, "surrealismo". Oltre la realtà, insomma, ma non al di fuori di essa. Credo che queste parole rendano meglio di molte altre il concetto di poesia. E non è un caso che a pronunciarle sia stato un pittore e non un poeta. Esse sono il manifesto dell'universalità della poesia, che non è una disciplina o una sfera d'interesse, quanto piuttosto un mondo altro, a cui si arriva dopo aver oltrepassato il limite della convenzione. Una sorta di "al di là" comune a tutto il sapere. Anche alla scienza. Scienza che non si deve fermare "al microscopio" ma che deve mirare all'idea, alla genialità e all'intuizione.

Il blog e la decisione di realizzarlo è nato proprio da questa esigenza di fondo: identificare la poesia laddove essa si presenti, smascherarla e renderla qualcosa di concreta e di percepibile. Trovarla nella scienza, nella musica, in qualsiasi forma d'arte. Senza un limite. Perchè, come disse Albert Einstein, "La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo".