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Dante, Tasso, Milton, Goethe. Non c'è nulla da fare, il signore del male e il suo regno delle tenebre hanno affascinato gli scrittori e i lettori di tutte le epoche e di tutte le culture, al di là di ogni forma di morale o di credenza religiosa. Anzi, la figura del diavolo ha alterato in maniera irreversibile l'idea stessa di etica, dando per la prima volta voce, e non senza una certa autorevolezza, all'orgoglio del peccato e all'onore dell'immoralità che, al contrario dell'amoralità, ha in sè comunque i tratti di una presa di posizione. E non ci si deve dimenticare che il fatto stesso di schierarsi, anche se nelle file del malvagio, venne preferito da Dante a chi invece si crogiola in un'inerzia senza dignità ed ideali.
Il diavolo nelle varie opere ha cambiato volto, da mostro tumido di bestialità e informe è diventato portento misteriosamente macabro, da esiliato profugo e ribelle, fiero sovrano di un popolo sconfitto. E ne è stata celebrata la spiritualità contorta e invereconda, la violenza grottesca e irsuta, l'astuzia volubile e ingannevole e un'onniscienza diabolica che comprò l'anima di un Faust e la fece sua serva. Ma nessuno ha mai parlato d'amore. Di un diavolo innamorato, non si è mai letto. Ma il fatto che non se ne sia letto, non significa che non se ne sia scritto.
Si chiamò Michail Lermontov. "Il demone" fu la sua opera. Nacque in Russia. Lo uccise il suo romanticismo.
Questo il suo epitaffio. Questa la sua pietra tombale. E il suo diavolo scopre l'amore, ama e il suo amare lo sconfigge, ma in lui resta viva la violenza, che lo ingabbia, nelle vesti di passione lo conduce alla conquista, ma poi lo inganna e lo fa crollare. Per la prima volta il diavolo è l'uomo, la passione è un nuovo male, un nuovo nemico, una forza oscura che asseconda la ragione e poi l'affonda. E il tutto calato nell'icasticità della poesia e nella malinconia vibrante del poeta.
Per leggere un estratto del poema, guardate questo filmato:
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