giovedì 14 ottobre 2010
Tutta colpa della parafrasi
Uggiosa mattina di novembre. Una classe fredda che ospita persone altrettanto fredde e contrite. Un professore seduto alla cattedra che si domanda silenziosamente il perché delle sue lezioni. Gli studenti che, altrettanto silenziosi, condividono il dubbio. Dante, il grande Dante, il sommo poeta. Poeta, appunto. Non prosatore. Eppure si finisce sempre per rendere il poema una grande omelia senza ritmo nè versi. Tutta colpa dei professori? Degli alunni disinteressati? Della nebbia milanese? Io direi, piuttosto, tutta colpa della parafrasi. Perché parafrasare? In fondo Dante è italiano, in fondo la bellezza della Commedia sta nella lingua e nella ricerca lessicale che, riletta in una chiave semplicistica e semplificata, si perde del tutto, e quello che ci resta è un astruso e filosofeggiante viaggio ai confini del mondo e del tempo. Qualcosa che, giustamente, non può che apparire noioso, o comunque distante, lontano. Dante tocca i cuori dei lettori con le parole crude e rabbiose dell'inferno, con le sue sterpi che diventano "bronchi" lasciando trapelare un'angoscia esistenziale e tutta umana. La parafrasi è il disperato tentativo di rendere la poesia prosa. Ma la prosa è la morte della poesia. Perché la prosa, in quanto tale, associa alla lingua la potente arma del messaggio e del significato, la poesia associa al messaggio la potente arma della lingua. Rendete una poesia prosa, e avrete il relitto di un capolavoro. Un albero spoglio, una montagna cava. La bellezza della poesia sta, a volte, anche nel suo non essere del tutto compresa. Nell'ombra di mistero che ci induce ad intraprendere l'inconscio viaggio dell'interpretazione. E per Dante ciò vale più che per tutti gli altri poeti. Non sono le digressioni di astronomia e le sante parole della fede ad aver reso la Commedia uno dei maggiori capolavori. Sono le urla dei dannati, le preghiere dei pentiti e le estasi dei beati; le loro parole tormentate e l'umanità dei loro insulti. Perché la Commedia è il viaggio dell'uomo. E' la legge del mondo, dei Sommersi e salvati.
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